Tutti noi vorremmo sapere qual è la dieta migliore per la malattia di Parkinson o se un particolare regime dietetico possa contribuire a rallentarne la progressione.
In realtà un’unica dieta “perfetta” per tutti i malati di Parkinson non esiste, perché ogni persona rappresenta un caso a sé. Così come non esiste in assoluto un cibo che “fa male” o uno che “fa bene”.
Tuttavia, per le persone con Parkinson in terapia con levodopa (il farmaco d’elezione della terapia antiparkinson), evidenze sperimentali hanno ormai comprovato che una corretta alimentazione può influire positivamente sull’efficacia della terapia farmacologica.
come agisce la levodopa?
Per capire come la dieta può interferire o favorire con la terapia che impiega la levodopa, dobbiamo prima di tutto capire come funziona questo precursore del neurotrasmettitore dopamina che, agendo attraversando la barriera ematoencefalica, entra nei neuroni dopaminergici dove viene rapidamente convertito in dopamina supplendo così alle sue carenze.
La levadopa non viene assorbita dallo stomaco, ma nell’intestino tenue. Pertanto, il transito tra stomaco e intestino deve essere facilitato il più possibile per evitare che, stazionando nello stomaco, la levodopa venga degradata dagli enzimi gastrici.
La levodopa è un amminoacido neutro che per essere assorbito utilizza un trasporto attivo con consumo d’energia come quello utilizzato da altri amminoacidi presenti nel cibo.
La velocità di svuotamento dello stomaco è legata a fattori della dieta alimentare in atto. Di conseguenza, è facile comprendere che tutto ciò che può rallentare l’assorbimento intestinale può ridurre la quantità di farmaco disponibile per il trasporto a livello cerebrale, diminuendo a sua volta l’effetto della terapia farmacologica.
Parkinson e levodopa: 5 consigli da mettere in pratica ogni giorno

Per le persone con Parkinson in terapia con levodopa, al fine di favorirne l’efficacia, è importante:
1. assumere la levodopa da 30 minuti a un’ora prima dei pasti: il cibo presente nello stomaco può rallentare l’assorbimento della levodopa e di conseguenza ritardare l’effetto sui sintomi della malattia
2. consumare carboidrati: i carboidrati, come per esempio la pasta, favoriscono il trasporto della levodopa a livello celebrale, fornendo un adeguato apporto calorico
3. prestare attenzione alle proteine: possono interferire con l’assorbimento della levodopa nell’intestino tenue e nel cervello. Gli alimenti proteici dovrebbero essere consumati preferibilmente alla sera, prediligendo le carni bianche (pollo, tacchino, coniglio, vitello)
4. assumere grassi, ma con moderazione: interferiscono con l’assorbimento dei farmaci. È preferibile limitare l’apporto di acidi grassi saturi come burro, strutto, e lardo, e privilegiare l’assunzione di grassi insaturi (pesce e oli vegetali: olio di oliva e di semi di girasole)
5. bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno: l’apporto di liquidi, unito a un corretto apporto di fibre sotto forma di frutta e verdura, contrasta il rallentamento della funzionalità intestinale.

Naturalmente un’alimentazione corretta sia quantitativamente che qualitativamente non può evitare né le medicine, né ridurre i rischi della malattia. Può comunque essere di aiuto nel ridurre le variabili non controllate dovute all’assorbimento dei cibi e della terapia, rendendo il più possibile costante l’effetto del farmaco durante la giornata.
AVVERTENZA: Questo articolo ha carattere di divulgazione informativa, necessariamente generale.
Le informazioni contenute, pur basate su studi scientifici, non sostituiscono il consulto personalizzato di un professionista pratico (neurologo, dietologo, medico di base).
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